Crescere col Mister: come il coaching aiuta lo sviluppo degli atleti

Una delle lamentele più ricorrenti da parte degli allenatori di calcio è quella di non riuscire a far comprendere determinati concetti di gioco ad alcuni giocatori.


Tuttavia, sono rarissime le situazioni in cui gli allenatori hanno l'intelligenza di fare autocritica. È molto più frequente, infatti, assistere a sfoghi nei confronti dei giocatori in questione, accusati di scarso impegno, di poca concentrazione negli allenamenti e, nei casi estremi, di totale mancanza di qualità calcistiche.


La frustrazione manifestata dagli allenatori in queste circostanze nasce dalla difficoltà nel trasmettere concetti apparentemente semplici a determinati giocatori, nonostante vengano spiegati loro in maniera precisa e dettagliata.


Talvolta, questa reazione affonda le radici nella mancanza di autoanalisi da parte dei Mister, mentre in altri casi rappresenta un vero e proprio meccanismo di autodifesa che si attiva inconsciamente per giustificare la propria incapacità di impattare sulla mente degli atleti.


In qualità di allenatore ti sarai sicuramente imbattuto in questa sensazione.


La buona notizia è che esiste un rimedio a tutto ciò. E devi imparare a padroneggiarlo se vuoi elevare sia le tue capacità che quelle dei tuoi giocatori.


Stiamo parlando del coaching applicato alla tattica.


In questo articolo scopriremo il potere di questa (relativamente) nuova metodologia di sviluppo, e scopriremo in che modo può trasformarti in un allenatore amato dai giocatori.


Differenze con il passato: una nuova dimensione per l'allenatore-coach

Nel passato, la relazione tra allenatore e giocatore è stata molto spesso unidirezionale: il Mister cercava di trasferire tutte le sue competenze all'atleta, che recepiva passivamente le informazioni e cercava di metterle in prativa negli allenamenti e nelle competizioni.


Questa dinamica ha attraversato un'evoluzione significativa nel tempo.


I giocatori di oggi necessitano di sentirsi partecipi del loro percorso di sviluppo, per cui lo scenario descritto in precedenza non può trovare terreno fertile nelle nuove generazioni.


I metodi più tradizionali hanno il limite di ridurre gli atleti a semplici esecutori meccanici, offrendo loro una comprensione solo superficiale del gioco e privandoli di quella capacità strategica che potrebbe fare la differenza nei momenti cruciali di una partita.


Al contrario, le metodologie di coaching promuovono l'importanza di un'interazione bidirezionale tra le due figure, impegnate in un rapporto caratterizzato da una collaborazione reciproca. In questo modello di sviluppo, l'allenatore non si limita a impartire istruzioni, ma stimola la partecipazione attiva e il pensiero critico dell'atleta.


Secondo gli studiosi, questo approccio basato sul dialogo e la scoperta guidata promuove una crescita autentica, con l'allenatore che utilizza feedback mirati, domande aperte e altri strumenti specifici per permettere all'atleta di raggiungere i seguenti risultati:

  • Sviluppo dell'autonomia
  • Sviluppo della capacità di problem solving e ragionamento continuo
  • Sviluppo delle capacità cognitive
  • Comprensione profonda del gioco
  • Partecipazione attiva al processo di crescita

Allo stesso tempo, il Mister ha l'opportunità di ottenere preziose informazioni dall'atleta, il quale, sviluppando gradualmente il suo pensiero critico, sarà in grado di interagire attivamente con la sua "guida" per costruire un percorso di crescita condiviso e significativo.


Già nel recente passato si erano verificati degli adattamenti al modus operandi degli allenatori, ma è solo negli ultimi anni che si è raggiunta la vera consapevolezza dell'importanza di un approccio più moderno e davvero orientato all'individuo.


Collaborazione e crescita: il coaching come strumento essenziale per gli allenatori

Secondo il coaching, il processo di crescita degli atleti è un processo collaborativo, in cui ciascuna componente si assume la responsabilità di svolgere al meglio il proprio compito.


Naturalmente, se da un lato c'è bisogno di allenatori consapevoli delle prerogative del proprio ruolo, dall'altro è necessario disporre di giocatori che partecipino attivamente al processo di apprendimento.


Tra le due componenti, è essenziale trovare un equilibrio che bilanci le responsabilità e che permetta ad entrambi di emergere e performare al massimo. Tale equilibrio non ha valore fisso, ma presenta una struttura dinamica che andrebbe analizzata e revisionata periodicamente. Di conseguenza, inizialmente il supporto fornito all'atleta è altamente strutturato e frequente, ma gradualmente si affievolisce con il progredire delle sue competenze e della sua autonomia.


Una delle qualità essenziali per un buon allenatore è la capacità di mettere in discussione sé stesso, indipendentemente dalla situazione. Gli allenatori con una mentalità orientata alla crescita si distinguono proprio perché possiedono gli strumenti adatti per analizzare il proprio operato e, soprattutto, per porsi le domande giuste. Eccone alcune:

  • "Il mio messaggio è sufficientemente chiaro?"
  • "Come viene percepito il mio metodo di insegnamento dai giocatori?"
  • "Cosa posso fare per migliorare il mio approccio e le mie tecniche di insegnamento?"

Soprattutto nel calcio giovanile, il ruolo del Mister va ben oltre il trasferimento di competenze e conoscenze. Lavorare con i ragazzi non significa solo creare degli atleti migliori, ma sviluppare anche persone in grado di prendere decisioni in autonomia, dentro e fuori dal campo.


L'allenamento diventa un processo interattivo

Per tradurre la teoria in azione, presentiamo un esempio pratico che illustra una specifica situazione di gioco e il modo in cui viene affrontata in base alla metodologia di crescita utilizzata dall'allenatore.


Esempio:

L'allenatore presenta, al suo esterno d'attacco, l'avversario che affronterà nella partita successiva. Si tratta di un terzino forte fisicamente e sull'anticipo, ma più in difficoltà quando viene attaccato alle spalle sulla profondità.


1. Soluzione 1 - Metodo tradizionale:


L'allenatore suggerisce al suo esterno di attaccare costantemente la profondità per mettere in difficoltà il terzino avversario nel suo punto debole. L'atleta si limita a visualizzare il compito che gli è stato assegnato per cercare di svolgerlo al meglio, ma all'interno della sua mente avviene un ragionamento solo superficiale.

2. Soluzione 2 - Metodo moderno:


L'allenatore presenta alcune opzioni tra le quali il giocatore deve individuare quelle che secondo lui potrebbero essere le più produttive. L'atleta viene costretto a ragionare sulle opzioni proposte, anche se ciò non basterà per favorire uno sviluppo completo a livello cognitivo.

3. Soluzione 3 - Coaching:

L'allenatore pone domande aperte al giocatore per stimolare un ragionamento. "In che modo pensi di poter mettere in difficoltà il tuo avversario?", oppure "Quali contromosse potrebbe prendere il tuo avversario per contenerti? E in quel caso, che strategie potresti utilizzare?," sono solo alcune delle domande in grado di attivare un processo mentale incentrato sulla riflessione e la creatività.

Tuttavia, il compito dell'allenatore che sposa questa metodologia non finisce qui. Nell'allenamento successivo alla prestazione in questione, avviene la cosiddetta revisione. Alcune domande da porre al giocatore possono essere le seguenti:


  • "Che difficoltà hai incontrato nella partita di domenica?"
  • "Se avessi la possibilità di rigiocare la partita, che tipo di modifiche apporteresti al tuo modo di giocare?"
  • "Quali strategie pianificate hanno funzionato e quali no? E perché?"

Anche in questo caso, l'obiettivo è quello di ragionare insieme al giocatore sul lavoro svolto. Non si tratta di un interrogatorio, ma di un'analisi condivisa di quanto accaduto in gara. Assicurati di utilizzare un tono orientato al confronto e non al giudizio, altrimenti rischierai di ottenere solo chiusura da parte del giocatore in questione.

Conclusioni

In definitiva, il ruolo del Mister rappresenta non solo una guida tecnica, ma una figura in grado di stimolare crescita, autonomia e consapevolezza negli atleti. Attraverso un approccio collaborativo, domande strategiche e tecniche di apprendimento personalizzate, l'allenatore può trasformare ogni sessione di allenamento in un'opportunità per sviluppare capacità cognitive, di problem solving e di intelligenza strategica.


L'equilibrio tra supporto attivo e autonomia è il punto di svolta per creare atleti più sicuri di sé, riflessivi e pronti ad affrontare sfide dentro e fuori dal campo. È un invito per ogni allenatore a ripensare ai propri approcci di allenamento, facendo passi significativi per diventare delle guide con cui tutti gli atleti vorranno avere il piacere di lavorare.


Una delle lamentele più ricorrenti da parte degli allenatori di calcio è quella di non riuscire a far comprendere determinati concetti di gioco ad alcuni giocatori.


Tuttavia, sono rarissime le situazioni in cui gli allenatori hanno l'intelligenza di fare autocritica. È molto più frequente, infatti, assistere a sfoghi nei confronti dei giocatori in questione, accusati di scarso impegno, di poca concentrazione negli allenamenti e, nei casi estremi, di totale mancanza di qualità calcistiche.


La frustrazione manifestata dagli allenatori in queste circostanze nasce dalla difficoltà nel trasmettere concetti apparentemente semplici a determinati giocatori, nonostante vengano spiegati loro in maniera precisa e dettagliata.


Talvolta, questa reazione affonda le radici nella mancanza di autoanalisi da parte dei Mister, mentre in altri casi rappresenta un vero e proprio meccanismo di autodifesa che si attiva inconsciamente per giustificare la propria incapacità di impattare sulla mente degli atleti.


In qualità di allenatore ti sarai sicuramente imbattuto in questa sensazione.


La buona notizia è che esiste un rimedio a tutto ciò. E devi imparare a padroneggiarlo se vuoi elevare sia le tue capacità che quelle dei tuoi giocatori.


Stiamo parlando del coaching applicato alla tattica.


In questo articolo scopriremo il potere di questa (relativamente) nuova metodologia di sviluppo, e scopriremo in che modo può trasformarti in un allenatore amato dai giocatori.



Differenze con il passato: una nuova dimensione per l'allenatore-coach


Nel passato, la relazione tra allenatore e giocatore è stata molto spesso unidirezionale: il Mister cercava di trasferire tutte le sue competenze all'atleta, che recepiva passivamente le informazioni e cercava di metterle in prativa negli allenamenti e nelle competizioni.


Questa dinamica ha attraversato un'evoluzione significativa nel tempo.


I giocatori di oggi necessitano di sentirsi partecipi del loro percorso di sviluppo, per cui lo scenario descritto in precedenza non può trovare terreno fertile nelle nuove generazioni.


I metodi più tradizionali hanno il limite di ridurre gli atleti a semplici esecutori meccanici, offrendo loro una comprensione solo superficiale del gioco e privandoli di quella capacità strategica che potrebbe fare la differenza nei momenti cruciali di una partita.


Al contrario, le metodologie di coaching promuovono l'importanza di un'interazione bidirezionale tra le due figure, impegnate in un rapporto caratterizzato da una collaborazione reciproca. In questo modello di sviluppo, l'allenatore non si limita a impartire istruzioni, ma stimola la partecipazione attiva e il pensiero critico dell'atleta.


Secondo gli studiosi, questo approccio basato sul dialogo e la scoperta guidata promuove una crescita autentica, con l'allenatore che utilizza feedback mirati, domande aperte e altri strumenti specifici per permettere all'atleta di raggiungere i seguenti risultati:


  • Sviluppo dell'autonomia
  • Sviluppo della capacità di problem solving e ragionamento continuo
  • Sviluppo delle capacità cognitive
  • Comprensione profonda del gioco
  • Partecipazione attiva al processo di crescita

Allo stesso tempo, il Mister ha l'opportunità di ottenere preziose informazioni dall'atleta, il quale, sviluppando gradualmente il suo pensiero critico, sarà in grado di interagire attivamente con la sua "guida" per costruire un percorso di crescita condiviso e significativo.


Già nel recente passato si erano verificati degli adattamenti al modus operandi degli allenatori, ma è solo negli ultimi anni che si è raggiunta la vera consapevolezza dell'importanza di un approccio più moderno e davvero orientato all'individuo.



Collaborazione e crescita: il coaching come strumento essenziale per gli allenatori


Secondo il coaching, il processo di crescita degli atleti è un processo collaborativo, in cui ciascuna componente si assume la responsabilità di svolgere al meglio il proprio compito.


Naturalmente, se da un lato c'è bisogno di allenatori consapevoli delle prerogative del proprio ruolo, dall'altro è necessario disporre di giocatori che partecipino attivamente al processo di apprendimento.


Tra le due componenti, è essenziale trovare un equilibrio che bilanci le responsabilità e che permetta ad entrambi di emergere e performare al massimo. Tale equilibrio non ha valore fisso, ma presenta una struttura dinamica che andrebbe analizzata e revisionata periodicamente. Di conseguenza, inizialmente il supporto fornito all'atleta è altamente strutturato e frequente, ma gradualmente si affievolisce con il progredire delle sue competenze e della sua autonomia.


Una delle qualità essenziali per un buon allenatore è la capacità di mettere in discussione sé stesso, indipendentemente dalla situazione. Gli allenatori con una mentalità orientata alla crescita si distinguono proprio perché possiedono gli strumenti adatti per analizzare il proprio operato e, soprattutto, per porsi le domande giuste. Eccone alcune:


  • "Il mio messaggio è sufficientemente chiaro?"


  • "Come viene percepito il mio metodo di insegnamento dai giocatori?"


  • "Cosa posso fare per migliorare il mio approccio e le mie tecniche di insegnamento?"


Soprattutto nel calcio giovanile, il ruolo del Mister va ben oltre il trasferimento di competenze e conoscenze. Lavorare con i ragazzi non significa solo creare degli atleti migliori, ma sviluppare anche persone in grado di prendere decisioni in autonomia, dentro e fuori dal campo.



L'allenamento diventa un processo interattivo


Per tradurre la teoria in azione, presentiamo un esempio pratico che illustra una specifica situazione di gioco e il modo in cui viene affrontata in base alla metodologia di crescita utilizzata dall'allenatore.


Esempio:


L'allenatore presenta, al suo esterno d'attacco, l'avversario che affronterà nella partita successiva. Si tratta di un terzino forte fisicamente e sull'anticipo, ma più in difficoltà quando viene attaccato alle spalle sulla profondità.



1. Soluzione 1 - Metodo tradizionale:



L'allenatore suggerisce al suo esterno di attaccare costantemente la profondità per mettere in difficoltà il terzino avversario nel suo punto debole. L'atleta si limita a visualizzare il compito che gli è stato assegnato per cercare di svolgerlo al meglio, ma all'interno della sua mente avviene un ragionamento solo superficiale.


2. Soluzione 2 - Metodo moderno:


L'allenatore presenta alcune opzioni tra le quali il giocatore deve individuare quelle che secondo lui potrebbero essere le più produttive. L'atleta viene costretto a ragionare sulle opzioni proposte, anche se ciò non basterà per favorire uno sviluppo completo a livello cognitivo.


3. Soluzione 3 - Coaching:


L'allenatore pone domande aperte al giocatore per stimolare un ragionamento. "In che modo pensi di poter mettere in difficoltà il tuo avversario?", oppure "Quali contromosse potrebbe prendere il tuo avversario per contenerti? E in quel caso, che strategie potresti utilizzare?," sono solo alcune delle domande in grado di attivare un processo mentale incentrato sulla riflessione e la creatività.

Tuttavia, il compito dell'allenatore che sposa questa metodologia non finisce qui. Nell'allenamento successivo alla prestazione in questione, avviene la cosiddetta revisione. Alcune domande da porre al giocatore possono essere le seguenti:


  • "Che difficoltà hai incontrato nella partita di domenica?"


  • "Se avessi la possibilità di rigiocare la partita, che tipo di modifiche apporteresti al tuo modo di giocare?"


  • "Quali strategie pianificate hanno funzionato e quali no? E perché?"


Anche in questo caso, l'obiettivo è quello di ragionare insieme al giocatore sul lavoro svolto. Non si tratta di un interrogatorio, ma di un'analisi condivisa di quanto accaduto in gara. Assicurati di utilizzare un tono orientato al confronto e non al giudizio, altrimenti rischierai di ottenere solo chiusura da parte del giocatore in questione.



Conclusioni


In definitiva, il ruolo del Mister rappresenta non solo una guida tecnica, ma una figura in grado di stimolare crescita, autonomia e consapevolezza negli atleti. Attraverso un approccio collaborativo, domande strategiche e tecniche di apprendimento personalizzate, l'allenatore può trasformare ogni sessione di allenamento in un'opportunità per sviluppare capacità cognitive, di problem solving e di intelligenza strategica.


L'equilibrio tra supporto attivo e autonomia è il punto di svolta per creare atleti più sicuri di sé, riflessivi e pronti ad affrontare sfide dentro e fuori dal campo. È un invito per ogni allenatore a ripensare ai propri approcci di allenamento, facendo passi significativi per diventare delle guide con cui tutti gli atleti vorranno avere il piacere di lavorare.


Logo dell'associazione Special Mister

Il leader in panchina


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